In vista del nuovo rapporto su allarme inquinamento e salute pubblica, in uscita a febbraio 2016, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) anticipa alcuni dati allarmanti. La bassa qualità dell’aria fa milioni di vittime, è un problema che i governi non possono più trascurare. Le morti imputabili all’inquinamento sono più di 3 milioni ogni anno e superano quelle legate a malaria e AIDS. In alcuni stati l’aria irrespirabile causa 10 volte più vittime degli incidenti stradali. Secondo Maria Neira, direttrice del dipartimento per la salute pubblica e l’ambiente dell’OMS, si tratta di “uno dei più gravi problemi di salute pubblica mai affrontati”.

A preoccupare è soprattutto l’incertezza sul futuro, perché la nostra è la prima generazione ad essere esposta a livelli così alti di inquinamento. In passato il pericolo era concentrato solo in alcune zone ma, a causa della crescente urbanizzazione delle zone metropolitane, oggi il 70% delle persone residenti nelle grandi città è potenzialmente a rischio.


La necessità di un piano globale per fronteggiare l’allarme inquinamento


La situazione è particolarmente allarmante nelle metropoli asiatiche, ma l’allarme è globale. Il paese più colpito è la Cina, con 1,4 milioni di vittime l’anno, seguita da India (645 mila) e Pakistan (110 mila). Non restano però fuori le maggiori città europee e americane, dove il livello preoccupante delle polveri sottili ha recentemente generato blocchi stradali sempre più frequenti. I trasporti sono solo parte del problema, perché l’emergenza smog è legata anche agli impianti industriali e ai consumi domestici, per questo è indispensabile un intervento integrato e globale.

L’OMS lancia così un nuovo appello ai governi, spronandoli a varare un piano antismog efficace e a larga scala per mettere un freno alla perdite umane, ma anche alle possibili conseguenze economiche. L’inquinamento atmosferico produce infatti altissimi costi di ospedalizzazione, che rischiano di portare al collasso i sistemi sanitari di tutto il mondo.

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