L’Italia sta cambiando passo. Questo è quello che certifica Ecosistema urbano, lo studio di Legambiente e Ambiente Italia sulla salute dei capoluoghi di provincia italiani. Questo studio dipinge il 2016 come un’annata meno scoraggiante. Sono sempre troppe le situazioni critiche, a partire dal numero eccessivo di auto circolanti per proseguire con il consumo di acqua e rifiuti, ma il miglioramento di alcuni parametri (aria in primis) e i successi ottenuti a più ampio raggio nella raccolta differenziata aprono alcuni spiragli.

La città promossa a pieni voti è Mantova, seguono poi Trento, Bolzano, Parma, Pordenone e Belluno. Questi sei capoluoghi hanno ottenuto le prime posizioni nell’Ecosistema Urbano 2017. Come mai? Hanno dimostrato di essere città dinamiche e di credere fortemente nel cambiamento. In queste città si registrano alte percentuali di raccolta differenziata e sono ai primi posti per infrastrutture per la ciclabilità. Sono, inoltre, fra le città più alberate e con la migliore qualità dell’aria.

Ecco la classifica completa.

hghghgh

Fonte: Ecosistema Urbano 2017 di Legambiente

Male il sud, con alcune eccezioni

Se al vertice troviamo soprattutto città del nord, in coda alla classifica troviamo, invece, Enna (104°), Brindisi (103°), Viterbo (102°). La loro posizione nell’Ecosistema Urbano 2017 è causata dai risultati mediocri nei vari indicatori considerati e anche tante lacune nella disponibilità di informazioni sullo stato di salute ambientale della città. In generale la Sicilia non se la passa troppo bene, visto che solo nelle ultime dieci posizioni compaiono cinque capoluoghi siciliani. Nelle ultime venti posizioni, si trovano anche Napoli (86°) e Roma (88°), vittime dell’emergenza smog e rifiuti.

Ci sono, però, anche delle eccezioni, come Oristano. La città sarda si posiziona decima, grazie al riciclo della spazzatura al 70%. Ma grande sorpresa anche Cosenza, al tredicesimo posto, che tra il 2011 e il 2016 ha scalato la classifica, passando dal 21% al 53% di raccolta differenziata.

Ecosistema Urbano 2017: l’aria

L’aria nelle città italiane, negli ultimi decenni, è progressivamente migliorata grazie a diversi fattori. Innanzitutto, abbiamo assistito ad un miglioramento della qualità dei carburanti e a innovazioni tecnologiche che hanno permesso un contenimento delle emissioni. Nei centri urbani con più di 250mila abitanti, l’analisi dell’evoluzione delle concentrazioni medie annue di Pm10 tra il 2016 e il 2012 conferma questo trend. Cali dei valori consistenti, ad esempio, li vediamo a Verona o a Firenze e diminuzioni più contenute a Palermo o a Venezia. Tuttavia, l’inquinamento atmosferico in Italia e in alcune aree UE non smette di essere una minaccia.

bnbnbnbn

Ecosistema Urbano 2017: l’acqua

Le reti idriche in Italia sono generalmente vecchie e scarsamente manutenute. Il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa e la percentuale sale al 70% nei grandi centri urbani. Il 25% di queste ha più di mezzo secolo di vita, il 40% nei grandi centri urbani. Ciò comporta un eccessivo spreco di acqua dispersa nel percorso tra fonte e rubinetto. La rete idrica ha bisogno di investimenti urgenti. Questo anche in considerazione delle mutate condizioni climatiche che ripropongono periodicamente lunghi periodi di siccità.

eueueu

Ecosistema Urbano 2017: i rifiuti

In vent’anni l’Italia è riuscita a passare dall’emergenza spazzatura a una lunga antologia di buone pratiche nella gestione dei rifiuti. Tante città hanno esperienze consolidate di livello europeo e, anzi, in molti casi migliori rispetto a tante altre realtà continentali. Certo, la situazione del Paese è molto diversa da territorio a territorio. In alcune aree il servizio è ancora inefficiente, ma il contesto generale è positivo. L’Italia, infatti, può contare sulle buone gestioni degli oltre 1.500 Comuni dove vivono 10 milioni di persone, dove si è superato il 65% di raccolta differenziata. Può, inoltre, avvalersi di impianti industriali innovativi di ultima generazione.

Per continuare a ridurre i rifiuti e a riciclare sempre meglio è fondamentale applicare alcune politiche. Ad esempio, si potrebbe estendere la tariffazione puntuale: chi smaltisce in discarica deve pagare di più a vantaggio di chi ci va sempre meno. Si potrebbero utilizzare i proventi dell’ecotassa per le politiche di prevenzione, riuso e riciclo. Infine, sarebbe necessario togliere incentivi e sussidi all’incenerimento.

gggggg

Se hai letto questo articolo probabilmente potrebbe interessarti anche il nostro Turismo EcoSostenibile:

VAI A CURIOSARE TRA I NOSTRI ECOSOGGIORNI E PRENOTA LA TUA VACANZA ECOSOSTENIBILE 🙂 !