Ottime notizie arrivano dall’altra parte del globo. Infatti, la Costa Rica viene a darci – di nuovo – una lezione di civiltà. Nel Paese centroamericano dal 2021 la plastica monouso sarà definitivamente messa al bando. Quindi, addio a shopper, cannucce e imballaggi. Finalmente!
Costa Rica, un progetto ambizioso
Il Paese centroamericano non è nuovo a questi progetti ambiziosi. Infatti, nel primo semestre 2017 il Costa Rica ha prodotto il 99,35% della sua elettricità grazie a idroelettrico, geotermia, eolico, biomasse e solare, tutte energie pulite e rinnovabili. Risultato che non arriva per caso. Già nel 2016, questo piccolo Paese si è alimentato per il 98% da energie rinnovabili. Un risultato senza precedenti che dimostra come, con adeguate politiche, si possano raggiungere risultati importanti.
Ora il Paese ha deciso di spingersi oltre, diventando una nazione “carbon neutral” entro il 2021. La Costa Rica oggi ha un enorme problema con i rifiuti. Si calcola, infatti, che almeno un quinto delle 4 tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno non venga nemmeno raccolta e finisca nell’ambiente, inquinando fiumi, spiagge e mari. Come fare allora per risolvere questo gravissimo problema? Loro hanno avuto quest’idea: offriranno incentivi, ma allo stesso imporranno obblighi ai produttori. Cercheranno di incoraggiare ricerca e sviluppo di nuove idee, come per esempio l’uso di cellulosa acetata.
Rifiuti nel mare, una vera emergenza
Quello della plastica nel mare non è un problema solo del Costa Rica. Al contrario, è un problema globale. Secondo uno studio condotto dal World Economic Forum, il 32% dei quasi 80 milioni di tonnellate di plastica prodotti ogni anno finisce negli oceani. In altre parole, è come sversare in mare un camion di spazzatura nel mare ogni minuto. Secondo una stima, il 99% degli uccelli marini entro il 2050 avrà ingerito resti di oggetti in plastica. Agghiacciante.
E nei mari di casa nostra non va meglio. Infatti, il Mediterraneo è, letteralmente, un mare di plastica. Secondo un rapporto dell’Unep (Agenzia ambientale delle Nazioni Unite), ogni giorno finiscono nelle sue acque 731 tonnellate di rifiuti in plastica. Il Paese che ne disperde di più nel Mare Nostrum è la Turchia (144 tonnellate al giorno), seguita da Spagna (125) e Italia (89,7). Il problema più grosso nel Mediterraneo sono le microplastiche: il 92 per cento della plastica presente è più piccola di 5 millimetri. A peggiorare la situazione c’è il fatto che il Mediterraneo è un mare chiuso: una particella potrebbe avere un tempo di permanenza pari a mille anni.
Se nel nostro mare il dramma sono le microplastiche, a inquinare gli oceani ci pensano le isole di plastica. La più tristemente nota è la Pacific Trash Vortex, la grande isola di spazzatura nel Nord dell’Oceano Pacifico, documentata sin dagli anni ’80. La sua estensione varia, a seconda delle valutazioni, da uno a 10 milioni di chilometri quadrati. Significa che è estesa degli Stati Uniti d’America. Purtroppo, però, è in buona compagnia. Si contano almeno altre cinque isole. Una vera vergogna globale.
Per queste ragioni, l’esempio del Costa Rica non può che rappresentare una vera speranza per il mondo.