Maggio è senza ombra di dubbio il mese della rinascita, della fioritura, della vita che ritorna con la primavera. E in Molise lo sanno bene. Qui maggio, infatti, è il mese delle carresi, una tradizione plurisecolare, in cui dei carri sono trainati dai buoi. Sono tantissimi i comuni che nella zona meridionale e costiera del Molise, comunemente detto Basso Molise, tra la fine di aprile e maggio sono toccati da questa tradizione. Ogni comune ha la propria peculiarità e storia che lo rende unico. Scopriamone di più.
Le Carresi di San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone

La Corsa dei Carri di Ururi, Flickr, ph. pierdilor
San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone sono alcuni dei comuni in cui vengono celebrate le carresi. Anche queste carresi appartengono al medesimo ed antichissimo ciclo rituale della rinascita primaverile e dell’approssimarsi del raccolto, al quale la comunità affida le sue speranze di sopravvivenza.
Ururi e Portocannone hanno una particolarità: sono due comuni di origine arbëreshe, ossia di origine albanese. La ricorrenza delle manifestazioni in due paesi di origine albanese potrebbe far supporre una provenienza del rito dall’altra sponda dell’Adriatico; in realtà, numerose testimonianze confortano la teoria di un’origine autoctona, ed addirittura Sannitica, del complesso cerimoniale.
San Martino in Pensilis
Di grande rilievo sul piano storico-culturale, la corsa dei carri in onore del patrono San Leo che si svolge nella piccola comunità di San Martino in Pensilis il 30 aprile di ogni anno. Si tratta di una corsa vera e propria. I carri, attualmente tre, vengono trainati da buoi e si contendono la vittoria. Tutta la festa ha un preciso cerimoniale.
La corsa si svolge su un percorso di 9 Km e prende avvio dal tratturo. Vi ricordate dei tratturi? Ve ne abbiamo parlato qui. L’assegnazione del posto di partenza non è casuale: infatti, il primo posto viene lasciato al carro vincitore nell’anno precedente. A metà percorso avviene il cambio dei buoi, caratteristica unica nelle manifestazioni di questo genere. La gara termina davanti alla chiesa. Il carro vincitore ha l’onore di trasportare in processione il busto di S. Leo il successivo due maggio. La competizione è vivissima e i carri, ormai da secoli, si dividono vittorie e sconfitte
Ururi
La corsa che si svolge a Ururi è forse collegata all’istituzione della festa della Croce in legno di Gesù, croce portata in Italia da Sant’ Elena. Qui la corsa si svolge tradizionalmente il 3 maggio. A Ururi il giorno della corsa, i carri si recano davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie dove, nel silenzio più assoluto, viene impartita la benedizione ai buoi, ai carrieri e ai cavalieri. Successivamente i carri, seguiti dai sostenitori, si avviano alla partenza. Anche ad Ururi la disposizione dei carri va in ordine di merito, secondo l’arrivo dell’anno precedente. La corsa inizia a 4 km dal paese e termina sullo spazio antistante alla chiesa S. Maria delle Grazie.
La gara lascia tutti con il fiato sospeso ed ogni anno la vittoria è combattuta e non scontata. Infatti, il primo carro a giungere in paese è costretto a seguire un percorso di 19 m più lungo. Ed ogni volta è una sorpresa. Il successivo 4 maggio, il carro vincente porta in processione la reliquia del Legno della Croce.
Portocannone
La corsa si svolge ogni anno il lunedì seguente la Pentecoste e viene celebrata la Madonna di Costantinopoli. La vittoria della corsa viene contesa da due carri trainati da quattro buoi, Giovani e Giovanotti. I carri e i rispettivi cavalieri si portano a circa 3 km dall’abitato e si dispongono secondo l’ordine di arrivo dell’anno precedente. Su ciascuno prendono posto tre conducenti; un cavaliere si pone davanti ai buoi con il compito di guidare il carro, altri accompagnano incitando i buoi con lunghe aste di legno. L’arrivo è fissato sul sagrato della chiesa. Anche in questo caso, il carro vincitore avrà l’onore di portare in processione la Madonna di Costantinopoli.
La carrese di Larino

Festa di San Pardo, Flickr, ph. Stefano Pazzaglia
Tra le carresi che abbiamo appena elencato, quella di Larino spicca per le sue peculiarità e la sua storia. Quella di Larino è, infatti, la più antica manifestazione molisana. La tradizione vuole che la festa risalga al lontano 842, quando i larinesi entrarono in possesso delle reliquie di San Pardo, custodite a Lucera, in provincia di Foggia. Ed è proprio a San Pardo che è dedicata questa meravigliosa tradizione.
La prima grande e sostanziale differenza con le carresi precedentemente viste sta nella processione. A Larino, infatti, i carri, sempre trainati da buoi, procedono a passo d’uomo, senza competizione. San Pardo, patrono della città e della diocesi, viene sentitamente festeggiato il 25, il 26 e il 27 maggio di ogni anno. La manifestazione è, allo stesso tempo, semplice e ricca.
La storia
Partiamo dalla storia. Si narra che, nell’anno 842, parte della popolazione larinese, sopravvissuta ad una terribile invasione saracena, si incamminò verso Lesina per recuperare le reliquie dei suoi santi martiri Primiano, Casto e Firmiano che erano state trafugate durante l’incursione. Arrivati nei pressi di Lesina, però, i larinesi trovarono il sepolcro che custodiva il corpo di San Pardo.
Tale ritrovamento fu considerato da subito divino, le sue spoglie furono caricate su un carro ricoperto di fiori e portate lungo una festosa processione tra le strade della città. Da quel momento San Pardo divenne il santo protettore di Larino e oggi, proprio come allora, il centro molisano si riunisce con devozione e passione per celebrare i tre giorni di festa del patrono.
I carri

I fiori di carta, Flickr, ph. Antonia
La particolarità di questa festa? I carri! Il carro appartiene e rappresenta la famiglia che lo cura, custodisce e tramanda, generazione dopo generazione. Il numero è variabile, se ne contano circa 120. Ogni carro è trainato da buoi o mucche (i carri più piccoli spesso da pecore) ed è addobbato con colorati fiori di carta. I fiori rappresentano tutta la maestria artigianale di questa comunità.
In genere, le donne di ogni famiglia si riuniscono, mesi prima della festa, per preparare i fiori. Ogni anno vengono realizzati a mano e ogni famiglia sceglie arbitrariamente, secondo i propri gusti e la propria fantasia, il fiore da realizzare. Nel caso dei carri a capanna, ossia con un copertura tondeggiante, sono necessari dai 700 ai 1000 fiori. Nel caso di carro trionfale, sono necessari molti meno fiori. Il risultato è una festa vivace, allegra e dai colori sgargianti. Altro compito tradizionalmente affidato alle donne è quello di preparare il cibo per la festa. Nei tre giorni di celebrazione, ogni carro con gioia e devozione ospiterà amici, parenti e visitatori, offrendo cibo e bevande. Sono tutti i benvenuti, nessuno escluso.
Se le donne, per tradizione, hanno dei compiti specifici, anche gli uomini hanno un ruolo decisivo nella festa. Compito degli uomini è, infatti, curare la doma. Nei mesi che precedono San Pardo, gli animali, i veri protagonisti, vengono preparati alla celebrazione, girando per le vie della cittadina. Questo regala un’atmosfera particolare già settimane prima della manifestazione.
Il numero assegnato al carro, inoltre, non è assolutamente casuale. Il numero rappresenta l’antichità del carro. Più basso sarà il suo numero, più antica sarà la sua fondazione. Il numero, poi, indica l’ordine all’interno della sfilata. L’ultimo carro, ossia quello con il numero più alto e quindi il più recente, sarà il primo a partire. Il carro numero 1, il più antico, sarà l’ultimo a partire nella processione.
La sfilata
Come abbiamo già detto, la festa si svolge il 25, il 26 e il 27 maggio di ogni anno. A differenza delle altre carresi, a Larino i carri sfilano tutti e tre le giornate. Il 25 maggio, la sfilata dei carri inizia nel pomeriggio, muovendosi dalla Cattedrale, situata nel borgo medievale, verso la piccola cappella nel cimitero dedicata al martire larinese San Primiano. Mentre il carro numero uno preleva la statua del santo martire, i restanti carri si fermano per la cena dove ognuno offre alla comunità e ai tanti visitatori ogni genere di ristoro. Dopo questa breve pausa, la sfilata continua fino a notte fonda, avvicinandosi al centro storico. Nella sera, la sfilata verrà accompagnata da torce, formando una scia di lucine colorate molto suggestiva.
La giornata del 26 maggio, è totalmente dedicata al Santo Patrono San Pardo. I carri sfilano a passo lento nelle splendide vie del centro storico, seguiti dalle statue dei santi portati a spalla. La processione termina nel pomeriggio, lasciando spazio poi nella sera ai festeggiamenti.
Il 27 maggio la festa del patrono si conclude riportando il simulacro di San Primiano nella sua cappella, preceduto da tutti i carri che hanno sfilato durante la rappresentazione. Arrivati nei pressi del cimitero per ora di pranzo, ci si dedica tutti ad un’allegra scampagnata e ad un lungo momento di ristoro. Nel primo pomeriggio, riprenderà la sfilata che terminerà poi presso la Cattedrale, dove verrà riposta la statua di San Pardo, dopo l’ultima processione nel centro storico.
Una festa lunga, colorata e suggestiva. Assolutamente un peccato mancare. Noi non mancheremo, voi?