È la più grande multinazionale d’Europa, nessun altro paese produce così tanto cibo, ci fornisce così tanti servizi e prodotti utili e ci offre così tanto lavoro. Di chi parliamo? Della natura. È questo il capitale naturale: l’insieme degli ecosistemi, della biodiversità e delle matrici ambientali che sono necessari per avere beni come l’acqua potabile, cibo sano, legname e tutte le risorse naturali che l’ambiente ci mette a disposizione.
Capitale Naturale: il valore della natura
Giorno dopo giorno, mese dopo mese, diminuiscono le risorse disponibili che la natura spontaneamente ci dà. Nel 2017, abbiamo assistito ad un record che mai avremmo voluto vedere. Infatti, non avevamo mai esaurito così presto il nostro budget naturale annuale. Sin dal 2 agosto siamo in debito con il pianeta Terra. Gli ecosistemi si stanno degradando e diminuisce la loro resilienza, la capacità di svolgere processi e anche di fornire beneci diretti al genere umano. I costi economici che derivano dal peggioramento delle condizioni degli ambienti naturali e seminaturali sono immensi e assorbono risorse ingenti che potremmo utilizzare per migliorare la qualità della vita umana.
Ma cosa cambierebbe se riuscissimo a dare un valore economico alla natura? È qui che nasce l’importanza del capitale naturale. È uno dei più celebri ecologisti inglesi, Tony Juniper, a spiegarci che anche la biodiversità deve essere considerata con delle logiche numeriche. Non certo per banalizzarne la funzione, come si trattasse di una merce, ma per salvarla e salvaguardarla. Cercare di attribuire un valore alla natura non vuole dire monetizzarla.
Infatti, le strutture, i processi, le funzioni e i servizi dei sistemi naturali vanno ben oltre ogni mera rendicontazione monetaria. Resta, tuttavia, indispensabile tenere presente i conti fisici delle risorse, dei sistemi naturali e dei loro servizi. L’obiettivo del dare un valore alla natura resta uno solo. È necessario che il valore del capitale naturale influenzi in maniera significativa i processi di “decision making” politico-economici. Ogniqualvolta la politica prende una decisione riguardo il futuro della propria società non deve ignorare il capitale naturale nel quale agisce.
Un’opportunità per l’Italia
La nostra biodiversità è una risorsa non trascurabile del Belpaese. L’Italia, infatti, è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità, sia animale che vegetale, con un popolamento ricchissimo di forme endemiche.
Questa ricchezza di specie ha più di una causa. Certamente il fatto che territorio italiano si estende su circa 10° di latitudine aiuta. Pur restando nell’ambito di climi temperati, la differenza climatica fra il nord e il sud non è affatto trascurabile. Nel nostro Paese si passa dai climi nivali delle vette alpine, al clima temperato fresco semicontinentale della pianura Padana, a quello mediterraneo delle coste centromeridionali e delle isole. Questa particolare diversità ha contribuito a rendere l’Italia un Paese biodiversamente variegato.
Lo Stato del Capitale Naturale in Italia
Il capitale naturale, quindi, in Italia rappresenta un’opportunità irripetibile. Lo scorso maggio, il Ministero dell’Ambiente ha presentato il primo rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia. Il Rapporto punta a fornire un primo inquadramento sulle metodologie di stima ed attribuzione di un valore monetario al capitale naturale. Inoltre, permette di avere un’idea, seppur parziale, dell’importanza che il capitale naturale ha per le attività economiche ed il nostro benessere.
Il capitale naturale italiano subisce diverse pressioni e minacce da parte dell’uomo. L’abusivismo, l’eccessivo consumo del suolo, l’inquinamento sono solo alcune delle minacce che incombono sulla biodiversità italiana. È lo stesso Rapporto steso dal Ministero ad indicare la direzione da percorrere. Ecco gli interventi da intraprendere nel breve/medio periodo:
- Adottare un Piano d’azione per il Capitale Naturale, elaborato sulla base del Rapporto sullo stato del Capitale Naturale.
- In fase di predisposizione del DEF, le nuove misure da inserire nel PNR siano preventivamente sottoposte ad una valutazione rispetto raggiungimento degli obiettivi rientranti nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e nell’Agenda 2030.
- Integrare la contabilità del Capitale Naturale negli strumenti di pianificazione territoriale a tutti i livelli.
- Rafforzare le disposizioni riguardanti i criteri degli appalti di fornitura per il Green Public Procurement (GPP), includendo nelle valutazioni di costo anche i costi per la collettività in termini di risorse naturali e inquinamento.
- Rafforzare il sistema delle aree protette, valorizzandone il ruolo di tutela della biodiversità e dei servizi ecosistemici.
Tutto ciò cosa sta a significare? Significa che in Italia non può esserci uno sviluppo che non sia realmente green.