Le grandi città d’arte italiane sono vere gemme di bellezza e sono tra le mete preferite dei turisti di tutto il mondo. L’Italia, però, ha anche altro da offrire. Piccoli borghi che narrano storie altrettanto affascinanti. Nell’anno nazionale dei borghi vogliamo mostrarvi i borghi fantasma, piccoli agglomerati abbondonati (o quasi). Calamità naturali, migrazioni o antiche leggende hanno causato lo spopolamento di questi luoghi. Luoghi che ora regalano atmosfere magiche e spettrali. Il caso di Civita di Bagnoregio ha riacceso i riflettori – turistici e non – su queste realtà tutte italiane. Scopriamo gli altri borghi fantasma che arricchiscono il nostro Paese.
Rocca Calascio, Abruzzo

Flickr, ph. Luciano Paradisi
Di Rocca Calascio è molto noto il bellissimo castello, tra i più elevati d’Italia, situato a 1460 metri di altezza. Arroccato tra i monti, questo castello sovrasta l’antico borgo sottostante, oggi disabitato. Questo borgo ora fantasma venne fortemente danneggiato da un forte terremoto nel 1703. Fu così abbandonato e buona parte della popolazione si trasferì nella sottostante Calascio, che oggi conta appena 134 abitanti. Le ragioni per visitare il borgo fantasma di Rocca Calascio sono tante: la bellezza del castello, set perfetto per diversi film, il fascino del borgo abbandonato e la straordinarietà del paesaggio, quello del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Cala d’Oliva, Sardegna

Flickr, ph. Filippo N.
Cala d’Oliva è un paese abbandonato, situato nell’isola dell’Asinara, nel comune di Porto Torres. È un’attrazione turistica per i visitatori del Parco nazionale dell’Asinara. Dal 1885 il paese non ha più residenti stanziali, da quando venne istituita a Cala d’Oliva una colonia penale. Ora ospita solo lavoratori stagionali, guardie forestali e turisti, che alloggiano nell’ex caserma trasfornata in ostello-foresteria. Questo paese fantasma divenne celebre nell’estate 1985 quando, a seguito di voci su un possibile attentato, furono trasferiti a Capo d’Oliva i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In un mese di lavoro scrissero l’istruttoria del maxiprocesso di Palermo contro la mafia.
Nel giugno 2017 è stato inaugurato il museo Osservatorio della Memoria, all’interno dell’ex Diramazione centrale di Cala d’Oliva. A poca distanza è presente la cella-bunker che in passato venne allestita per la detenzione di Totò Riina. Questa cella è stata restaurata nel 2015 da Libera, che ha realizzato uno spazio espositivo.
Campomaggiore Vecchia, Basilicata

Flickr, ph. Mario Calia: lucano.
Ai piedi delle Dolomiti lucane si trova il comune più piccolo della Basilicata, una realtà abbandonata dal 1885 tanto da essere divenuta un borgo fantasma. La costruzione del paese iniziò nel 1741, quando il conte Teodoro Rendina si pose l’obiettivo di ripopolare il piccolo villaggio assegnato alla sua famiglia dal re Filippo IV nel 1673. Avendo fiutato il suo potenziale agricolo, il conte decise di trasformare la realtà contadina in un paese all’avanguardia. La città dell’utopia. Al fine di inseguire il suo sogno, Rendina chiamò in causa Giovanni Patturelli, architetto allievo del Vanvitelli. Patturelli realizzò le abitazioni sulla base di criteri urbanistici innovativi che lo portarono a disporre le case a scacchiera.
Qui ogni contadino aveva diritto a un piccolo apprezzamento di terra oltre a disporre di legname sufficiente per scaldarsi. I contadini dovevano, però, tenere in considerazione che, per ogni pianta abbattuta, era necessario piantare tre alberi da frutto. Insomma, un borgo ecosostenibile. Purtroppo, però, il 10 febbraio del 1885, un’enorme frana andò ad abbattersi proprio su Campomaggiore. Non ci furono vittime, ma la popolazione fu comunque costretta ad abbandonare le case per cercare rifugio altrove.
Savogno, Lombardia

Flickr, ph. gianfranco.simoni
Vi vive stabilmente una sola persona ed è raggiungibile solo a piedi e lungo una ripida mulattiera di 2800 gradini. Possiamo definirlo, senza timori, un borgo davvero particolare. Ci troviamo nella Valtellina, sopra le Cascate dell’Acquafraggia, circondato in prevalenza da boschi. E non ha mai visto un auto. Il paradiso di un ecoturista! Il borgo di Savogno ha origini medievali e conserva ancora mura in pietra e loggiati in legno. Di notevole interesse è anche l’antica chiesa parrocchiale, che presenta interessanti affreschi del periodo e che dispone di un campanile di forme rinascimentali. Abbandonato nel 1967, vede qualche escursionista e amante della natura in estate, che si ferma ad ammirare la bellezza del paesaggio.
Galeria Antica, Lazio

Flickr, ph. Riccardo Cuppini
Galeria Antica è una città fantasma, ora un’area naturale protetta del Lazio, istituita nel 1999. Occupa una superficie di 40 ha nel comune di Roma Capitale. Abbandonata da più di due secoli, la vegetazione ha preso il sopravvento in tutta l’area dove sorgeva la città fortificata, creando un ecosistema unico nel suo genere. Infatti, tra i ruderi possiamo ammirare specie vegetali di grande interesse tra cui lecci e aceri, ma anche cerri, olmi e ontani.
Ma perché l’area venne abbandonata? A partire dalla metà del XVIII secolo gli abitanti del luogo iniziarono a morire in modo alquanto misterioso. Probabilmente si trattava di malaria, ma ciò che incuriosisce, però, è l’abbandono precipitoso degli abitanti della città a partire dagli inizi del XIX secolo. La gente del luogo fuggì dalla città così velocemente da lasciare non solo gli attrezzi e i suppellettili, ma persino i cadaveri sui carri che avrebbero dovuto seppellire lontano dalla città. I corpi furono rinvenuti qualche anno dopo l’abbandono di Galeria e furono sepolti mezzo secolo più tardi. Il mistero di questo abbandono precipitoso aleggia ancora nell’area.