La cucina italiana è certamente tra le più celebri al mondo. Milioni di turisti ogni anno visitano il nostro Paese anche per scoprire le prelibati specialità della nostra tradizione. E si sa, conoscere e apprezzare la cucina locale è uno dei paradigmi di un vero ecoturista. Ma quali sono i piatti più strani delle regioni d’Italia? Quali le specialità più singolari della nostra tradizione? Oggi ne scopriremo 7. Avete altre prelibatezza da suggerirci?


Scattone, Molise

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Ph. www.distrettodelleterrepentre.it

Partiamo con lo scattone, una specialità tutta molisana di cui difficilmente avrete sentito parlare. Si tratta di una delizia che i contadini preparavano al ritorno dai campi, nell’attesa che la pasta cuocesse, per scaldarsi nelle fredde giornate invernali. Come si prepara? È semplicissimo, come ogni vero piatto della tradizione contadina. Vi occorre solo acqua di cottura, vino rosso, pasta fresca ed un pizzico di peperoncino. Durante la cottura della pasta, rigorosamente fresca, prelevate con un mestolo un po’ di acqua di cottura e un po’ di pasta. Nella scodella in cui si trovano acqua e pasta, versate del vino rosso e pepe e peperoncino a piacimento. Voilà, pronto!


Lumache crude, Sicilia

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Dal Molise passiamo alla Sicilia, per questo piatto davvero particolare. Infatti, in Sicilia – e non solo – è tradizione consumare le lumache crude per combattere diversi disturbi gastrointestinali. Ecco perché la sua bava è in grado di curare l’ulcera gastrica e distruggere l’helicobacter pylori, responsabile della gastrite. Non è solo una leggenda popolare, attenzione però. Qualche secolo fa, l’inquinamento atmosferico era pressoché inesistente e mangiare questa specialità non comportava alcun rischio. Ora può rivelarsi pericoloso a causa dei parassiti di cui le lumache possono essere vettrici.


Pajata, Lazio

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Flickr, ph. Renée Suen 孫詩敏

Piatto tipico delle osterie romane, questa specialità anche ricordata per il modo, colorito e spassoso, in cui Alberto Sordi, nel Marchese del Grillo, lo presenta di fronte alla raffinata ospite francese. Si tratta degli intestini del vitello da latte, sciacquati ma non svuotati. Quando vengono cucinati sprigionano il loro liquido denso e il loro pungente aroma che dà vita ad una salsa dal sapore molto forte, normalmente ottenuta utilizzando anche del pomodoro.


Pera cocomerina, Emilia Romagna

Pera cocomerina

Flickr, ph. Mondo del Gusto

Più che di una specialità, si tratta di un prodotto regionale davvero molto particolare. Pera briaca, pera Cocomera o meglio ancora, date le dimensioni mignon, pera Cocomerina: sono i nomignoli quasi affettuosi, da fiaba per i bimbi, con i quali si definisce la piccola pera coltivata ancora sull’Appennino Cesenate. Il nome si riferisce alla polpa che, nel raccolto più tardivo, assume un intenso colore rosso, di cocomero. Dal sapore molto dolce, viene usata per marmellate e conserve. L’avete mai provata?


Tarantiello, Campania

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Ph. TURISMO.it

La tradizione del tarantiello, il ventre di tonno salato e conservato sott’olio, risale al 1613, anno della prima edizione della ormai storica Fiera Vesuviana di San Gennaro Vesuviano, in provincia di Napoli. Tagliato, generalmente, a forma di tronco di cono, il Tarantiello è un trancio di carne di tonno ricavato dall’addome del pesce. Se ne ottiene un salume che viene utilizzato per insaporire le pietanze, soprattutto da chi non poteva permettersi di comprare pesce fresco. Da qui, la denominazione di “Spezia dei poveri”.


Torcinelli, Puglia – Molise

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Flickr, ph. Vincenzo Visciano

Del maiale non si butta via niente. E in queste zone non si butta via niente neppure della pecora e dell‘agnello. Si tratta di un piatto povero, nato per sfamare popolo, abituato a mangiare anche le parti più povere degli animali che venivano allevati. Il torcinello è una specialità tipica soprattutto della provincia di Foggia e del Molise. È formato da budelle di agnello ripiene di fegato, trippa ed altre interiora ben ripulite. Solitamente, si consuma cotto sui carboni, ma a volte viene mangiato anche al ragù.


Lampredotto, Toscana

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Flickr, ph. Mondo del Gusto

Il re dello street food fiorentino, il lampredotto è una specialità da leccarsi i baffi. Viene prodotto con uno dei quattro stomaci del bovino, l’abomaso e viene sottoposto a una lunga cottura con pomodoro, cipolla, prezzemolo e sedano. Ci sono, però, anche altre varianti, come quella con la sola salsa verde e quella in umido con le bietole. Di solito viene consumato all’interno di un panino, il semelle, salato a differenza degli altri tipi di pane toscano. Non vi è venuta un po’ fame?

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